Dall’8 al 15 novembre 2018 ebbi il piacere di passare una bella vacanza a Parigi, una delle città d’arte antica più importanti al mondo, dove appunto visitai delle opere d’arte molto famose le quali ne parlerò più avanti.
La città si presenta da subito aperta ai turisti, accogliente e disponibile; nonostante io parlassi il francese gli abitanti parigini si sforzavano di parlare l’inglese ed anche l’italiano quando capivano che io ero italiano (in realtà chiunque lo capiva come se ce l’avessi scritto sulla fronte). Conoscevo abbastanza bene i francesi in quanto l’estate lavoro nei villaggi turistici in cui la maggior parte dei vacanzieri sono francesi, quindi, avevo già un’idea di che tipo di persone fossero e devo dire che si confermarono così come li conoscevo, ovvero, gentili, disponibili e più o meno allegri.
Dal punto di vista della cucina non so dirvi molto per il semplice fatto che non amo particolarmente mangiare al ristorante, soprattutto quando mi trovo all’estero. Di solito preferisco mangiare qualcosa al volo in un fast food e continuare a visitare la città in modo tale da non perdermi nulla. L’unica volta, però, che andai a mangiare per cena al ristorante, in un locale in centro città, devo dire che mangiai bene: dopo un antipasto di fritto misto scelsi una Bavette poêlée à l’échalote croustillante (in italiano, Bavaglino in padella con scalogno croccante), un tipo di carne a taglio doppio apparentemente un pò complicata da ingerire per via proprio del suo spessore, ma risultata poi abbastanza tenera e buona grazie anche al condimento caratteristico con scalogno croccante e cipolla, e accompagnata da un buon bicchiere di vino rosso, il quale si sa, la Francia sa produrne di ottimi.
Essendo in Francia, non potevo non provare la Crepe francese, l’originale, fatta con la cioccolata anziché la Nutella, e devo dire che pur essendo buona, preferisco mangiarla con la Nutella del nostro caro signor Ferrero, che purtroppo poco tempo fa ci ha lasciato. Ma la cosa bella è che a Parigi oltre alle Crepes al cioccolato, possiamo trovare anche quelle farcite con prosciutto, salame, formaggio, pomodoro e tantissime altre pietanze a scelta del consumatore.
In generale, comunque, penso che la cucina francese sia variegata e gradevole.

Faceva già freddo ma non freddissimo, secondo le previsioni meteo le temperature sarebbero calate la settimana successiva, infatti, quando tornai a casa guardando fra le notizie vidi che a Parigi cominciò persino a nevicare. Fortunato me.
Il mio itinerario
Arrivai l’8 novembre nel primo pomeriggio all’aeroporto di Beauvais Tillé a circa un’ora da Parigi. Presi la navetta che attendeva i passeggeri davanti l’uscita e raggiunsi Parigi intorno alle 16.00. Dalla fermata del bus scesi alla stazione della metropolitana e in un paio di minuti arrivai all’ostello che avevo prenotato prima di partire. Il tempo di sistemarmi, fare una doccia e uscii, quindi, cenai e feci un giro a piedi nella zona circostante all’ostello. Era già sera e non mi andava di allontanarmi visto che ero appena arrivato, dunque, prima della mezzanotte tornai in ostello a dormire.
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Il secondo giorno raggiunsi la stazione della metro e mi diressi a l’Île de la Cité, un’isola fluviale della Senna nel centro di Parigi. Da lì poi andai a visitare la storica cattedrale di Notre-Dame de Paris, alla quale ho dedicato un articolo che trovate in basso. Successivamente, feci visita al neoclassico Panthéon, nel V arrondissement, e per terminare la giornata passeggiai nel circostante quartiere latino.
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Il terzo giorno fu il momento di andare a vedere la maestosa Torre Eiffel (trovate un articolo dedicato in fondo alla pagina). Uscii dalla stazione di piazza del Trocadéro, attraversai la strada e girando l’angolo fui sorpreso dall’immensità di questo monumento molto apprezzato in tutto il mondo. Mi trovavo alla terrazza del Trocadéro, il posto migliore per ammirare la torre in tutto il suo splendore, soprattutto di sera quando è tutta illuminata. Era strapieno di persone provenienti da ogni parte del mondo, impegnate ad immortalare quei momenti scattando foto da tutte le angolazioni possibili.
Anche se sembrava alquanto vicina a causa della sua grandezza, mi trovavo ancora a circa 200 metri dalla torre, quindi, scesi dalla terrazza e mi ritrovai ai giardini del Trocadéro (Jardins du Trocadéro), uno spazio verde di circa diecimila metri quadrati, in cui poter vedere la meravigliosa Fontana di Varsavia, una serie di vasche piccole a cascata collegate ad una grande vasca costeggiata ai lati da filari di alberi ed ornata con sculture in pietra e in bronzo. C’erano anche alcune statue ai lati e un pò più distante c’era l’acquario di Parigi, che non visitai. Continuai a camminare e dopo aver attraversato il ponte sulla Senna finalmente raggiunsi la Tour Eiffel: un monumento di oltre 300 metri creato nel 1889 in occasione dell’esposizione universale e divenuto successivamente simbolo della capitale francese. Rimasto a bocca aperta per sua maestosità, decisi di riposarmi un pò nel famoso giardino circostante chiamato Campo di Marte (Champ de Mars).
Se vai a Parigi non puoi non ammirare la Tour Eiffel di notte dicevano…e avevano proprio ragione! Al calar del buio la torre si illumina di luci che danno sul giallo e ad ogni scocco dell’ora per cinque minuti delle luci bianche lampeggiano donandole un effetto davvero eccezionale. Inoltre, sulla cima si accende un grande faro che gira a 360 gradi. Il luogo migliore per osservarla rimane sempre la terrazza del Trocadéro (posto pure romantico per chi viaggia in coppia).
Il quarto giorno mi diressi a Montmartre. Percorsi una strada stretta piena di bar e negozi di souvenir, così, giunsi ai piedi della basilica del Sacro Cuore (basilique du Sacré-Cœur). C’era una ripida salita da affrontare a piedi, ma io da buon siciliano presi l’ascensore al prezzo di 2 euro. Era molto grande e davvero bella sia dentro che fuori. Dopo aver ammirato un panorama mozzafiato, continuai a salire ancora un pò (stavolta a piedi), per andare a visitare il museo di Montmartre, dove fui colpito in particolare dall’atelier di grandi artisti come Auguste Renoir e Suzanne Valadon.

Alla fine della visita, quando era già buio, tornai indietro, camminai a piedi per circa un chilometro e raggiunsi l’illuminatissimo Moulin Rouge. Cenai, bevvi una birra in un pub in quella zona mentre guardavo in tv la partita del Paris Saint German, in compagnia di alcuni signori francesi con cui socializzai, e infine, tornai in ostello.
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Il quinto giorno mi alzai di buon mattino per andare a visitare un altro museo, il più grande di tutti, sto parlando dell’immenso museo del Louvre. Non aggiungo altro qui in quanto anche per questo museo ho deciso di dedicare un articolo specifico che potete leggere cliccando sul link che ho inserito a fondo pagina. Lo stesso giorno riuscii a visitare pure l’arco di Trionfo del Carrousel (arc de Triomphe du Carrousel) situato dall’altro lato della strada di fronte il Louvre. Quella fu forse la visita più stancante della settimana, infatti, al ritorno in ostello andai subito a dormire.

Il sesto giorno feci diverse visite. Cominciai dalla nobile piazza della concordia (Place de la Concorde), la seconda piazza più grande della Francia, situata nel VIII arrondissement. Dopodiché raggiunsi il museo D’Orsay (Musée d’Orsay), in Rue de la Légion d’Honneur, 1, ma per questione di tempo lo visitai soltanto da fuori.

Quel giorno decisi di provare uno dei tanti monopattini elettrici sparsi su tutta la città, utilizzabili per mezzo di un app per smartphone, devo dire che fu molto divertente, tanto che lo utilizzai anche per raggiungere le mie mete, a cominciare proprio dal museo nazionale della storia naturale (muséum national d’histoire naturelle). Esso era un museo all’aperto immerso nel verde, composto da differenti piante naturali. Lì dentro c’erano diverse cose da vedere ma io mi limitai a guardare la galleria dell’evoluzione e lo zoo, quest’ultimo non subito, bensì, all’indomani poiché stava già chiudendo.

Poi recuperai il mio monopattino e tornai indietro per passeggiare nei Champs Elysées, e raggiungere l’imponente arco di Trionfo (arc de Triomphe). Strada facendo feci anche un pit stop allo store Renault (in cui potetti osservare la monoposto della formula 1) e lo store del Paris Saint German.
Il settimo giorno non potetti far a meno di tornare al museo nazionale della storia naturale per visitare lo zoo che avevo scoperto casualmente il giorno prima. Là ebbi il piacere di vedere degli animali meravigliosi come il leopardo, il caracal, i fenicotteri, e tanti altri. Passai mezza giornata lì e dopo mi diressi alla Galeries Lafayette, un grande centro commerciale parigino situato nel IX arrondissement. Non molto lontano da là mi spostai nell’affascinante teatro dell’Opera Garnier (Opéra Garnier, o Palais Garnier), e conclusi la mia visita di Parigi passando dall’Hard rock ed il museo delle cere Grévin, che purtroppo era già stato chiuso.




Purtroppo, rimasi solo una settimana a Parigi, quindi, non ebbi il tempo per visitarla tutta. Sono sicuro, comunque, che un giorno ci tornerò e visiterò tutta la parte che non sono riuscito a visitare.
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